Un anno fa mi trovavo a passeggiare sui colli sopra Prato, erano i primi di dicembre e c’erano ancora delle olive su degli alberi apparentemente abbandonati. Ne ho raccolte un po’ e le ho portate a casa. Le ho lavate e messe sopra i termosifoni. Dopo un paio di settimane erano tutte belle secche. Non ho resistito e le ho mangiate direttamente così. Non erano però molto saporite.
Quest’anno mi è andata altrettanto bene. Era metà novembre ed ero in Abruzzo. Mi son trovata in un campo, per nulla abbandonato, ma dove palesemente erano già passati per il raccolto. Stavolta ho abbondato e ne ho prese parecchie. Le ho lavate e seccate sui termosifoni, in vassoi di recupero di carta. Ogni tanto passavo e le rigiravo. Dopo un paio di settimane erano belle raggrinzite e stavolta le ho volute mettere sott’olio.
Ho sterilizzato dei vasetti in vetro (come suggerito dal nostro vademecum della marmellata) e poi le ho messe a strati, alternandole a un pizzico di sale, bucce di arance bio precedentemente salvate dal compost ed essiccate, semi di finocchio e aglio. Il tutto ricoperto di olio extravergine di oliva bio.
Un’alternativa di gusto è sale, limone, aglio, peperoncino e timo. Oppure ancora sale, peperoncino e origano. Potete sbizzarrirvi come meglio credete!
Se volete stare sicuri, versate un goccio di alcol a 95° e poi chiudete i vasetti e sterilizzateli. L’olio è comunque un ottimo conservante. Lasciatele insaporire un mesetto e poi… cercate di trattenervi dal finirle tutte subito! Mi raccomando, non buttate l’olio: avrete ottenuto, assieme alle olive nere, anche un olio aromatizzato!
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