Una sfera di muschio racchiude radici, un bicchiere di vetro crea un piccolo ecosistema. Di Serena, Il giardino di Vetro, mi hanno colpito i dettagli dei suoi kokedama. Sono stata attratta da quelle foglie verdi a pois su un lato e bordeaux dall’altro, che stavano sospese su uno sfondo di mattoni beige. Appena la begonia maculata è stata disponibile per l’acquisto nel suo sito in pochi giorni era a casa mia.
Ora è appesa a ridosso di una parete, cerchiamo di prendere confidenza l’una con l’altra. È così che Serena vorrebbe ci rapportassimo alle sue piante. Metterci in ascolto, metterci in relazione.
Non ci si prende cura di una pianta d’appartamento con l’irrigazione automatica: potrebbe non bastare, potrebbe essere eccessiva. E ci dimentichiamo di parlare, alle piante.
Serena è la seconda delle mie #donnesconfinate. Voglio raccontare le sue “piante senza dimora”. Piante senza vaso. Kokedama.
Il richiamo della parte verde
Serena ha studiato materie legate alla natura, sia alle superiori, sia all’università, lasciata a 4 esami dalla laurea. Ha dovuto andare a guadagnarsi da vivere. Dopo cinque anni di lavori non attinenti, la parte più verde di lei ha cominciato a premere per esprimersi. È così che ha iniziato ad ascoltarla e a capire come poter realizzare qualcosa di suo.
Un negozio di fiori a Pistoia, città dove è nata e vive, era banale. È andata in cerca di ispirazione, trovata nella cultura idroponica, nei Terrarium e nel Kokedama. A marzo 2019 ha cominciato a sperimentare, racchiudere piante sottovetro e appallottolare radici. All’inizio era solo un hobby. Pian piano ha cominciato a girare l’Italia vendendo le sue creazioni nei mercatini. Il successo è stato tale che a dicembre 2019 si è licenziata e appena all’inizio della pandemia, 2 marzo 2020, ha aperto partita iva. È nato così, in pieno lockdown, “Il giardino di Vetro”.
I vantaggi della pandemia
Stare chiusa in casa le ha dato l’occasione per sviluppare il sito, creato dal suo ragazzo. La reclusione forzata ha garantito il lancio delle vendite online, che adesso sono la sua principale fonte di guadagno. Il progetto, da itinerante ha dovuto per forza mettere radici. E così è diventato stabile. Serena è brava coi social, è su Instagram che l’ho conosciuta. Scatta lei stessa le foto, in maniera rocambolesca, con autoscatti o improvvisando foto con l’aiuto di amiche di passaggio nel suo laboratorio.
Il fascino dei kokedama giapponesi
Il Giappone è un sogno, che ancora resta lontano e che lei richiama con i suoi Kokedama, sfere di terra e muschio, che trattengono l’acqua per le radici racchiuse al loro interno. Sono delle piante / opere d’arte, sfere da appendere o appoggiare senza vaso, tenute assieme da biodegradabile spago, laddove spesso si usa filo di nylon da pesca. Serena ha anche inventato il mini-kokedama terrarium, l’unico per il quale deve usare il filo da pesca, altrimenti lo spago ammuffirebbe: una minuscola pallina che racchiude una piantina che vive sotto un vetro, in un ecosistema perfetto, dove tutto viene riciclato e non si butta via niente.
Ogni pianta è come le persone, ha i suoi bisogni speciali, a seconda dell’ambiente in cui cresce. Non resta che metterci in ascolto.
Con #donnesconfinate racconto storie di donne che non si lasciano fermare dal confinamento forzato, donne senza confini, che con coraggio portano avanti i loro sogni, spinte da una forte connessione con la natura e/o dal voler ridurre il proprio impatto sulla terra. Vorrei che fossero d’ispirazione a tutt* coloro che sono senza più orizzonte, per un momento di energia positiva.
Progetto realizzato con il sostegno della Provincia autonoma di Bolzano/Alto Adige – Ripartizione Cultura Italiana. Il titolo #donnesconfinate è stato creato da Jordi Apollonia, il mio copy preferito.
Tutte le foto sono di proprietà di Serena, Il giardino di Vetro.
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