Le lacerazioni sui tessuti siamo abituat* a nasconderle, Paola La Guardarobiera le va a cercare. E su quei buchi lei crea meraviglie. Il rammendo diventa attraverso le sue mani… arte. Il suo è rammendo creativo.
Paola era abituata a frequentare sfilate e fiere di moda, dove cercava creativi per la nicchia di mercato nella quale lavorava. Creatività e qualità in progressivo calo, magazzini di abbigliamento invenduto in aumento l’hanno portata a riflettere… così cinque anni fa ha mollato tutto e fatto un salto nel vuoto, per dedicarsi solo al visible mending, il rammendo visibile, il rammendo creativo.
L’ispirazione per creare La Guardarobiera nasce dall’incontro con Tomofholland, un artista olandese che vive in Inghilterra, un uomo che rammenda, lavora a maglia e cuce. Da lì ha imparato a rammendare su maglieria, oppure con toppe su tessuto. Ha appreso il giapponese sashiko, il kantha indiano, fino a creare delle vere e proprie tessiture in miniatura. Il rammendo creativo non ha nulla a che vedere con prendere un filo e chiudere un buco.
A causa della Fast Fashion non diamo più alcun valore ai nostri vestiti. Compriamo a pochi soldi e dopo pochi usi buttiamo via. Ci siamo abituati/e a generare rifiuti al primo strappo. Non siamo più legati affettivamente al nostro abbigliamento, ma lo sostituiamo appena non ci soddisfa più o appena ha un difetto. Paola capovolge questo paradigma. Il tempo speso a rendere una lacerazione arte trasforma il vestito in qualcosa di prezioso. Lo insegna anche allo IED di Torino, dove parla di sostenibilità attraverso il rammendo e cerca di stimolare la creatività degli studenti con il recupero di tessuti usati e il vintage.
Avete mai visto l’uovo da rammendo? È un oggetto in legno dalla forma di uovo, per rattoppare i calzetti bucati. La nonna di Paola lo usava e lei la guardavo rammendare. Assieme all’uovo da rammendo esisteva anche il fungo da rammendo. Tanto difficile da trovare in Italia che Paola ne ha ideata una sua versione che adesso vende: a forma di fungo, ma con la testa piatta, ideale come supporto.
Oltre al fungo da rammendo Paola ha un nuovo progetto con Wooldone: creare dei filati di lana apposta per i rammendi. Lei adora lavorare sulla lana, ma è difficile trovare il giusto materiale. Assieme vogliono proporre dei filati in lana di pecore allevate in italia e tinti con tinture vegetali.
Per chi volesse provare con quest’arte Paola ha anche creato dei portaaghi con tessuti di recupero e vecchi maglioni infeltriti: la lana impedisce agli aghi di arrugginire.
Paola tiene corsi, affinché tutti/e possano imparare. Durante il primo lockdown le persone hanno rammendato con ciò che avevano in casa e fili recuperati in cassetti dimenticati, in mancanza della sua attrezzatura e dei suoi funghi. La pandemia le ha anche permesso di concentrarsi sul suo lavoro di rammendi su commissione. Si occupa anche di restauro di preziosi abiti e camiciole del 1800 o cappotti vintage, con tessuti e modelli bellissimi.
Parlare con Paola mi ha fatto subito venire in mente il “Disegno Brutto” di Alessandro Bonaccorsi. Rispetto al ricamo non richiede perfezione. Non si devono contare i punti. Una volta apprese le tecniche, si più liberare la mente lasciandoci andare alla meditazione e creando dei lavori unici. Dalle lacerazioni, dalle rotture si crea valore e si prolunga la vita di ciò che sarebbe stato destinato al bidone.
Con #donnesconfinate racconto storie di donne che non si lasciano fermare dal confinamento forzato, donne senza confini, che con coraggio portano avanti i loro sogni, spinte da una forte connessione con la natura e/o dal voler ridurre il proprio impatto sulla terra. Vorrei che fossero d’ispirazione a tutt* coloro che sono senza più orizzonte, per un momento di energia positiva.
Progetto realizzato con il sostegno della Provincia autonoma di Bolzano/Alto Adige – Ripartizione Cultura Italiana. Il titolo #donnesconfinate è stato creato da Jordi Apollonia, il mio copy preferito.
Tutte le foto sono di proprietà di Paola, La Guardarobiera.
2 commenti
Costantino · 30 Dicembre 2023 alle 13:21
E a chi trova poco “cool” rammendare i capi sdruciti, va ricordato che la maniera migliore per evitarlo (o almeno ritardarne il bisogno), è l’acquisto di abbigliamento robusto e durevole che, molto spesso, non è solo di qualità superiore, ma è anche “figo”.
Basta saper scegliere.
Lontano dalle passerelle stanno nascendo moltissimi brand italiani capaci di produrre valore e stile di tendenza oltre che addirittura indistruttibile.
Riappropriamoci della capacità di distinguere la qualità come facevano i nostri nonni. Non c’è niente di male.
Elisa Nicoli · 30 Dicembre 2023 alle 13:42
Totalmente d’accordo! Grazie!