Articolo scritto da Matteo Pietraccini
Nella storia, i metodi usati per la produzione del compost non sono cambiati quasi per niente, ma durante il XX secolo la sua importanza è cresciuta a dismisura, soprattutto con l’avvento dell’agricoltura biologica e dei problemi legati ai rifiuti urbani.
Il principio è semplice: l’azione di micro- (batteri e funghi) e macrorganismi (lombrichi e insetti) fa sì che le molecole più semplici vengano degradate completamente, in modo da rendere il prodotto finale sufficientemente stabile nel tempo. Le molecole più complesse vengono semplicemente “spezzettate”, in modo da renderle più facilmente assimilabili dalle piante.
Compostare, quindi, significa valorizzare un rifiuto in tutta la sua utilità, significa renderlo partecipe dell’ecosistema in cui si trova, significa rispettare il pianeta che ci ospita.
In Italia, fortunatamente, la rete di raccolta della frazione organica dei rifiuti è abbastanza diffusa e le aziende che si occupano dei trattamenti sono perlopiù indirizzate verso la produzione di compost e biogas (attraverso un processo noto come digestione anaerobica). In molti altri paesi europei, come la Francia ad esempio, non esiste un sistema di riciclaggio dell’organico, che finisce nell’indifferenziato. Contando che questi rifiuti costituiscono circa il 40% dei rifiuti solidi urbani, valorizzarli non significa solo dare loro una seconda vita, ma anche ridurre del 40% la quantità di rifiuti prodotti. Una cosa tutt’altro che trascurabile.
In parallelo alla scala industriale, negli ultimi anni sono nate molte iniziative ed associazioni mirate a fare del compostaggio un’abitudine di tutti, come per esempio i numerosi composter condivisi, nei quali gli abitanti del quartiere possono inserire i loro rifiuti organici e trarre vantaggio del prodotto finale creatosi.
Sono numerose anche le aziende che si occupano di compostaggio a partire dai rifiuti organici che raccolgono a domicilio o con un sistema di consegna. Compostate bien (che opera in Cile) rientra nel primo insieme e offre diversi pacchetti per rispondere alle esigenze di tutti. Sr Compost invece rientra nel secondo gruppo e, creato da un architetto nel 2018, propone agli abitanti della zona di Santiago del Cile di portare i loro rifiuti organici tutte le domeniche in un parco, per poterli raccogliere e compostare. Insomma, le realtà sono moltissime e dimostrano il fatto che il compost è un vero e proprio tesoro.
Come fare il compost a casa
A questo punto dovrei avervi fatto capire quanto sia importante che il compostaggio entri a far parte delle nostre abitudini, anche di quelle di casa. Il compostaggio domestico è possibile, anche per chi non ha il giardino. Io lo faccio da circa sette mesi nel mio garage e il risultato è stupefacente: innanzitutto ho ridotto drasticamente la quantità di rifiuti che produco, ma ho anche trovato un modo per avere del terriccio fertile, di ottima qualità e gratuito.
1 I contenitori.
Visto che fare il compost necessita di circa 2-3 mesi per un ottimo risultato, consiglio di munirsi di 2 contenitori uguali: uno per accogliere i rifiuti in attesa di essere compostati, e l’altro per il compostaggio. I contenitori ideali sono porosi, lasciano traspirare l’umidità in eccesso e lasciano penetrare l’ossigeno dell’aria, quindi casse e cassette di legno, grossi vasi in terracotta, contenitori vari in legno o ceramica vanno benissimo. Sono utilizzabili anche grosse scatole di plastica rigida o, ovviamente, delle compostiere reperibili sul mercato. L’importante è che i contenitori siano capaci, almeno 30 L (faciliterà il lavoro).
2 Uno starter.
La seconda cosa è uno starter: niente di meglio che qualche manciata di terra presa nel bosco per iniziare il processo (se trovate dei lombrichi è ancora meglio).
3 Gli strumenti.
La terza cosa sono dei guanti da giardinaggio (da dedicare solo al compost) e una pala, o comunque un oggetto per rimestare.
4 I rifiuti organici.
L’ultima cosa che non può mancare sono i vostri rifiuti organici.
Le regole del compostaggio
Le cose da sapere sarebbero molte, ma si scoprono facendo e sperimentando. Di seguito riporto quelle che bisogna tenere a mente fin dall’inizio e che sono utili per una buona riuscita.
- Il compostaggio non puzza. Una delle mie più grandi preoccupazioni era la possibilità di generare odori sgradevoli, ma in realtà non viene generato alcun odore. Il compostaggio necessita di ossigeno, e i cattivi odori si formano molto spesso quando l’ambiente si trova in condizioni anaerobiche (assenza di ossigeno). Quindi se il vostro compost inizia a puzzare, significa che necessita di una mescolata, per aerarlo bene.
- I rifiuti che finiscono nel compost devono essere ben bilanciati in termini di verde, marrone e colorato (la regola dei colori funziona molto bene). Il verde (erba, foglie, insalata, ecc.) è una fonte di carbonio ed azoto, il marrone più che altro carbonio e il colorato apporta i minerali e le molecole semplici necessarie per la fase iniziale. Una buona regola è creare una miscela con i rifiuti, qualche rametto secco e delle foglie verdi o dell’erba.
- È necessario del materiale di supporto, come pezzi di cartone (il cartone della pizza funziona benissimo) o paglia (se disponibile), per aerare il tutto e per fornire riparo agli eventuali lombrichi
- Va mantenuto umido e per questo si possono riciclare tutti i tipi di rifiuti liquidi che produciamo in cucina (acqua di lavaggio di verdure, latte scaduto, acqua di cottura, ecc.).
- Va aerato per bene, per questo consiglio una pala o un oggetto qualsiasi per rimestare una volta a settimana.
Esempio di composter domestico (a costo zero)
1 Materiale.
- 1 scatola di plastica (composter 1)
- 2 cassette di legno (composter 2)
- Dei rami di pino/abete (io ho usato quelli di un albero di Natale)
- Un telo impermeabile
- Un sacchetto di terra del bosco
- Dei lombrichi
- Rifiuti organici biodegradabili
- Materiale di supporto (rametti, erba, foglie verdi, cartone spezzettato, ecc.)
- Liquido per bagnare
2 Costruzione composter 2.
Il composter 1 è presto fatto, essendo semplicemente una scatola di plastica. Il composter 2, invece, che serve per la fase 2 (v. sotto), necessita di un minuto in più per essere impostato.
- Stendere il telo per terra e posizionarci le due cassette impilate l’una sull’altra (come nella foto)
- Sul fondo della cassetta in alto creare uno strato fitto e ben compatto con i rametti di pino, in modo tale trattenere il compost
- Il composter 2 è ora pronto per accogliere i rifiuti nella loro seconda fase di maturazione
Si utilizzerà solo la cassetta superiore per la fase 2. La cassetta inferiore serve solo per garantire una migliore aerazione del compost.
![I due composter](https://www.elisanicoli.it/wp-content/uploads/2020/05/I-due-composter-bis-scaled-1-1024x683.jpg)
3Compostaggio.
fase 1
- Mischiare i vostri rifiuti con la terra e il materiale di supporto nel composter 1
- Aggiungere delicatamente i lombrichi, coprendoli leggermente di terra
- Innaffiare con il liquido
- Rimestare ogni settimana, innaffiando se risultasse secco (fare bene attenzione sul fondo che non si crei un ristagno)
fase 2
- Quando i rifiuti incominciano a non distinguersi più dalla terra, riporre il compost nel composter 2 (nella cassetta superiore, sopra allo strato di rametti)
- Nel composter 1 potete ricominciare con una nuova fase 1, riponendoci nuovi rifiuti organici
- Nel composter 2 innaffiare se necessario
- Rimestare delicatamente ogni settimana
- Attendere fino a che i rifiuti non si distinguano più dalla terra
- Una volta pronto, separare il compost dai lombrichi e usarlo a piacimento
![Compost terminato](https://www.elisanicoli.it/wp-content/uploads/2020/05/Compost-terminato-bis-scaled-1-1024x683.jpg)
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